Il futuro delle supply chains dopo Covid-19

Sotto l’effetto pervasivo della globalizzazione, le catene di approvvigionamento internazionali (supply chains) – note anche come catene del valore globali (GVC) – si sono moltiplicate. Il livello di dipendenza da queste catene di approvvigionamento varia su base settoriale e in relazione alla capacità delle imprese e dei sistemi di produzione di controbilanciare forniture estere con la capacità di approvvigionamento a maggiore prossimità (effetto distretto).

L’imperativo di una gestione efficiente delle catene di fornitura è sempre stato elevato: ancora prima dell’irruzione della pandemia da Covid-19, le imprese affrontavano un’enorme pressione per ristrutturare, riprogettare e ripensare la gestione della produzione, della distribuzione e della domanda per garantire che il valore generato raggiungesse il mercato in modo efficiente e garantendo qualità.

La pandemia Covid-19 agirà con una triplice azione dirompente sulle catene di fornitura[1]:

  • Effetti dirompenti sul lato dell’offertain primis una crisi indotta da un rallentamento del commercio proveniente dalla Cina. La quota di input diretto e indiretto alla manifattura italiana proveniente dalla Cina è stimata essere intorno al 4,6% sul totale della produzione manifatturiera; quella dalla Germania del 4,9%; si tratta di beni intermedi che possono venire a mancare nei prossimi mesi, mettendo a repentaglio produzioni italiane che utilizzano quei beni per le proprie produzioni;
  • Un contagio indotto dalla natura stessa delle supply-chains: i paesi maggiormente dipendenti da beni e servizi esteri accuseranno il contraccolpo di una minore produzione ed un minore volume di commercio globale;
  • Effetti dirompenti sul lato della domanda: il lockdown imposto alle società ed economie per motivi di contenimento del contagio da coronavirus, conduce ad una recessione indotta e a cui si aggiunge un pesante rallentamento dei consumi e degli investimenti.

Gli effetti sopra ricordati aumentano la propria forza dirompente a causa dell’asimmetria con cui si manifesteranno: soprattutto tra paesi e aree regionali più o meno interessate da crisi sul lato dell’offerta e più meno dipendenti da filiere globali. In secondo luogo, asimmetria tra imprese secondo il loro grado di interdipendenza globale.

Predire il futuro delle supply chains in un mondo di connessioni globali e sotto l’effetto dirompente di una crisi estrema non è un esercizio facile. Diverse sono del resto le prospettive di mitigazione degli impatti che potrebbero essere proposte: soluzioni di “accorciamento” delle filiere, potenziamento della logistica di ultimo miglio, introduzione di tecnologie avanzate di tracciamento e certificazione, innovazione nelle tecnologie di trasporto, rivisitazione degli standard di risk management, ricalibratura tra locale e globale nelle produzioni, “green logistics” ed altro ancora[2].

Ovviamente davanti ad una simultanea crisi di domanda ed offerta viene a crollare il volume di scambi: ad aprile 2020 si stimava il peggior crollo di ordinativi mondiali dal 2010 e l’azzeramento del volume di scambi commerciali globali rispetto al 2019[3]. Se la crisi da lockdown perdura è lecito attendersi crolli nei volumi ancor più consistenti. Ancora più destabilizzante sarebbe inoltre forme di riapertura asimmetriche tra i paesi che acuirebbero i disequilibri nelle filiere internazionali.

Per un paese manifatturiero come l’Italia, fortemente connesso attraverso catene del valore sia con l’Europa (in primis Germania), con gli Usa e con l’Asia (soprattutto Cina) si prospetta una fase critica soprattutto per i settori ad elevata esposizione internazionale: in primis la meccanica-meccatronica che rappresenta oltre un terzo dell’export italiano.

Diventa cruciale interrogarsi su come sarà il mondo degli scambi commerciali globali dopo l’impatto del coronavirus ed aumentare la capacità di monitoraggio e risk management lungo le catene di approvvigionamento.

Il numero speciale di Research in Trasnportation economics, attraverso una call for papers aperta fino al 30 luglio, offre l’opportunità di contribuire a generare analisi e scenari per il futuro delle supply chains.

Qui il link alla call: https://www.journals.elsevier.com/research-in-transportation-economics/call-for-papers/disruption-of-global-and-regional-supply-chains

Lorenzo Ciapetti, Senior Research Associate TreLab

Per informazioni: lorenzo.ciapetti@unibo.it


[1] Si veda R. Baldwin, Supply chain contagion waves: Thinking ahead on manufacturing ‘contagion and reinfection’ from the COVID concussion, Vox, 1 aprile 2010

[2] Per alcune soluzioni innovative di “ultimo miglio” si veda ad esempio: Michele D Simoni, Edoardo Marcucci, Valerio Gatta, Christian G Claudel, Potential last-mile impacts of crowdshipping services: a simulation-based evaluation, Transportation, 2019. Su fattibilità di “green logistics” si veda, P Polinori, E Marcucci, V Gatta, S Bigerna, CA Bollino, S Micheli, Eco-Labeling and Sustainable Urban Freight Transport: How Much Are People Willing to Pay for Green Logistics?, International Journal of Transport Economics, 2018.

[3] Fonte: IHS Markit, Presentazione Webinar NAS.edu “COVID-19 and the Supply Chain”, 8 aprile 2020